Nel 1863, l’archeologo Francesco Gamurrini promosse il mutualismo ad Arezzo, su modello francese; vicino alle confraternite e al compagnonnage. Per esaltare la valenza operaia, anni dopo la creazione fu attribuita a due artigiani.
Gamurrini invitò i concittadini ad aderire, per cooptazione, pescando fra élite del lavoro e membri illuminati del notabilato. Il 3 maggio ci fu l’elezione del presidente, più tardi il compleanno fu anticipato al 1 del mese. Il corpo sociale era diviso in ordinari (artigiani e operai) e onorari (straordinari), che davano con offerte e non riscuotevano benefici. Si accedeva su domanda, approvata dal presidente e versamento di una tassa.
Il motto “Fratellanza, lavoro, previdenza, risparmio” postulava istruzione, educazione, lavoro e credito al lavoro, pensando alle corporazioni del Comune italiano. Superava la beneficenza tradizionale con la fiducia nelle capacità dei lavoratori, la temperanza dei costumi e l’etica del lavoro. Era aperta a ogni mestiere, generalista, finanziata da tasse d’ammissione, rate degli iscritti, donazioni di soci onorari, contributi degli enti locali e della Fraternita. Sostenne la biblioteca circolante, la Banca mutua e leghe alimentarie, cooperative e Comizio agrario. Nel 1866 inaugurò il forno economico per calmierare i prezzi, affiancandogli smercio di farine e spaccio di pane. Importante il ruolo del medico sociale: agiva gratis, con funzioni cliniche, sanzionatorie, di prevenzione e educazione alla salute. Assisteva i soci impotenti al lavoro.
La Società operaia raccolse fondi per impiantare scuole professionali. Vi aggiunse scuole serali, gabinetti di lettura e letture popolari. Nel 1869 promosse l’Esposizione e vendita di oggetti d’arti e mestieri, l’anno dopo l’Esposizione provinciale e, nel 1882, la Mostra industriale, con risonanza internazionale, con tanto di Concorso agrario e Mostra di strumenti musicali, visitata dal re. Nel 1877 coordinò il primo Congresso fra le società di mutuo soccorso della provincia. Da inserirsi nel mutualismo liberale, vide confliggere, all’interno, una corrente moderata, una repubblicana e i progressisti. Nel 1867 accolse Garibaldi, presidente onorario.
Il bilancio, edito, avrebbe dovuto basarsi su principi e dati fissi; i sussidi calibrati sulla tassa sociale e la morbilità. I risultati costrinsero la società di mutuo soccorso ad avviare regolamentazioni restrittive nei sussidi e nelle pensioni. Nel 1877 deliberò un terzo statuto, fissando la tariffa per la liquidazione delle pensioni. Altra rifondazione nel 1903, per la fusione con la Società per le donne operaie.
Per tamponare le crisi, la Società istituì punti di vendita del grano a prezzo di costo, un mulino, una fabbrica di macchine per cucire, un premio per creare un’industria. Negli anni Ottanta fondò la Società per la costruzione e risanamento delle case operaie, poi Cooperativa. Costruì i primi fabbricati e la sede. Nel 1898 una fabbrica per il ghiaccio. Al nuovo panificio e alla cattedra ambulante d’agricoltura, all’appoggio alla Camera del lavoro, al credito cooperativo, alla formazione, seguì il break della Grande guerra. L’Operaja aiutò cittadini, militi e familiari.
La chiusura della sede, decisa dal regime, anticipò la distruzione di archivio e arredi, opera degli squadristi. Le Società Operaie di M.S. Riunite furono liquidate nel marzo del 1939: il tribunale aveva deliberato la vendita dei beni al fascismo.
Bibliografia
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G.F. Gamurrini, Autobiografia, in Memoria di Gian Francesco Gamurrini nel 1° anniversario della morte, “Atti e memorie della R. Accademia Petrarca di lettere arti e scienze”, 3 (1924).
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A. Garofoli, Oltre la carità: lo spirito del Risorgimento. La Società Operaja di Arezzo, Milano, 2018.