Le Società di mutuo soccorso italiane all’estero
Costantinopoli, 17 maggio. Al motto di «Chi ama la Patria la onori con le opere» un gruppo di 41 italiani fonda la Società Operaia di Mutuo Soccorso Italiana. Erano in massima parte profughi politici rifugiati, che il 19 marzo si erano raccolti sotto il nome di Commissione Operaia per onorare l’Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi.
A lui, e a Giuseppe Mazzini, i soci fondatori vollero esprimere la loro devozione nominando Presidente Effettivo il primo e Mazzini Presidente Onorario. Entrambi accettarono.
Ispirata ai principi della fratellanza, la Società ebbe come obiettivo principale il mutuo soccorso e la beneficenza, ma si propose anche di migliorare le condizioni morali e materiali dell’operaio, la mutua istruzione, l’incremento degli interessi nazionali per il Risorgimento patrio, politico e civile, nonché «il decoro del Nome Italiano».
Fin dai primi anni per i soci quello di avere una sede propria e prestigiosa fu un pensiero costante. Già nel 1864, a un anno dalla fondazione, avevano inoltrato un’istanza al Governo Ottomano per ottenere un terreno, senza risultato. Ci pensarono da soli, prima acquistando uno stabile in legno (dove costruirono anche un teatrino per la Filodrammatica Sociale, iniziativa che ebbe un buon successo di pubblico) e poi riuscendo finalmente a comprare un ampio terreno a Pera, in posizione centrale, dove costruire la sede definitiva. Il progetto venne affidato al socio Alessandro Vallauri, uno dei maggiori architetti italiani in Istanbul.
Il 2 novembre fu posta la prima pietra, sotto cui venne interrata una bottiglia contenente una pergamena con il giorno, l’ora, il nome del Re d’Italia Umberto I e quello del Sultano Abdul Hamid II, sotto il cui regno la nuova sede veniva fondata. Il 3 novembre 1885 vi fu la grande inaugurazione.
Il salone con palcoscenico e loggia tutt’intorno, la sala del biliardo, la biblioteca, la sala di lettura furono luoghi di una vita sociale così intensa che nel 1909, con l’eredità ricevuta da un commerciante italiano in Costantinopoli, la sede fu ristrutturata per ricavare nuovi spazi. Anche questa volta a progettare furono due soci architetti molto popolari nella comunità italiana, Giulio Mongeri e Edoardo De Nari. Quest’ultimo nel 1911 divenne presidente della Società Operaia, carica che aumentò ancor più il suo prestigio.
La Società di Costantinopoli è un esempio delle migliaia di Società all’estero: il mutualismo senza confini. Da un censimento del Ministero degli Affari Esteri risulta che nel 1898 erano già più di 1000: oltre 400 negli Stati Uniti (di cui 109 a New York; nel primo decennio del Novecento saranno circa 400) e oltre 300 in Argentina, dove col nuovo secolo arriveranno a essere più di 500.
Un universo variegato, diffuso, in cui le Società dei nostri emigrati si sono trovate a convivere con le reti di solidarietà locali: Mutual Aid Associations, Friendly Societies, Sociétés de Secours Mutuels, Sociedad de Socorros Mutuos.
Bibliografia
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G. Mancini, La Società operaia di Istanbul, in «Il Mulino. Rivista di cultura e di politica», 22 febbraio 2013
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Casa Garibaldi. Una storia levantina, in «La Stampa» 28 settembre 2015