Il pane
Nell’archivio storico della Società di Diano d’Alba c’è il Copialettere della corrispondenza inviata. La prima lettera, del 2 aprile 1882, è per informare il Sindaco che «Si è costituita da poco nel nostro Comune la Società Mutua Cooperativa Unione Agricola».
Subito dopo, varie richieste di prezzi e campioni di zolfo, pasta, semi di viti americane, perché c’era la volontà di aprire una cooperativa – o, come si chiamava allora, un magazzino di consumo – per «la distribuzione di generi attinenti all’agricoltura e generi alimentari».
Le lettere successive danno conto di ordinazioni di olio in Liguria, pasta nel Napoletano (compresi ben 14 tipi di pasta a un certo Casotti di Torre Annunziata) pur senza abbandonare il fornitore abituale, la ditta Agnesi. Anche «un barile della vostra rinomata birra» alla Boringhieri di Torino e, naturalmente, vino di varie qualità, tra cui «una brenta dell’eccellente vostro vino», possibilmente dell’annata 1897, alla cantina sociale di Barbaresco.
Poco dopo entra in funzione il forno sociale. Volendo fare pane di buona qualità i soci si fanno mandare dal Sindacato Agricolo di Padova «una partita di 80 quintali di grano nero di Padova, ottima qualità per la prossima seminazione»: glielo aveva consigliato l’economista e politico padovano, fondatore della prima Cassa Rurale Italiana, Leone Wollemborg «nostro grande amico».
Il forno è stato in funzione fino a qualche decennio fa, poi la tradizione di fare un buon “pane sociale”, sano e a prezzo giusto, è cessata.
La Società di Diano, «associazione dei possidenti, agricoltori ed operai», com’è scritto nel primo articolo del suo antico Statuto, mantiene tuttora la sua finalità mutualistica, pur adeguata alle nuove esigenze che si sono venute manifestando.
E mantiene il ricordo di quando, nel 1886, ha istituito la Cassa di Prestiti, la prima in Piemonte.
Un passo che ha avuto un’evoluzione allora imprevedibile: trasformata nel 1895 in Cassa Rurale, con la successiva fusione con le Casse Rurali di Vezza e Gallo Grinzane, nel 1998 ha dato origine alla Banca d’Alba, una banca cooperativa che oggi ha raggiunto dimensioni rilevanti._
Il Forno sociale, o Panificio cooperativo, è stato uno dei fiori all’occhiello di diverse Società di mutuo soccorso, tra cui Savigliano, Pont Canavese, Prascorsano, Canischio, Intragna, Cuorgnè… E anche Orbassano, dove del Panificio cooperativo si è conservata la bandiera storica.
Quando, nel 1890, a Torino ci fu l’Esposizione Operaia la Società di Bricherasio mise in mostra un pannello sul suo Panificio che, scrisse, «ha uno scopo umanitario e sociale, quello cioè di fornire pane eccellente, fabbricato secondo le migliori regole dell’arte, usando tutti i più recenti ritrovati della scienza per riuscire ad ottenere il prodotto a buon mercato».
Tutti i forni sono stati dismessi da tempo e le strutture smantellate o trasformate. Ad esempio, il locale in cui a Pinerolo si panificava è oggi uno spazio a disposizione del Museo Storico del Mutuo Soccorso per attività didattiche ed espositive.
Bibliografia
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B. Gera (a cura di)_, Il mestiere di vivere insieme. L’Unione Agricola di Diano d’Alba_, Torino, Regione Piemonte 1994
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A. Ianniello, Banca d’Alba, la storia, la comunità, il territorio, Alba, Banca d’Alba, s.d.