Il fascismo
Poco prima del Natale 1935 la Società Operaia di Barriera Vanchiglia ricevette dall’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione una circolare che angustiò i soci. Da anni l’ombra del fascismo gravava sulle Società di mutuo soccorso, e anche la loro non era stata esente da soprusi. Ma le parole della circolare n. 131 del 18 dicembre 1935 suonavano particolarmente inquietanti perché attaccavano il loro simbolo, la stretta di mano, il simbolo del mutuo soccorso.
«Il distintivo delle mani incrociate è un simbolo attualmente anacronistico e non è di gradimento delle autorità politiche. E nostro desiderio pertanto che tutte le cooperative e mutue adottino nel più breve tempo il distintivo dell’Ente […] applicandolo sulle carte intestate, sugli stabili delle facciate sociali, sulle targhe ecc. Del pari portiamo a conoscenza che per precise e tassative disposizioni superiori devono essere eliminate le vecchie bandiere che contengono distintivi che non siano l’emblema dello Stato oppure il distintivo dell’E.N.F.C.. Tali bandiere non devono più comparire all’aperto».
Allora i soci di Vanchiglia non potevano sapere che qualche anno dopo, nel 1938-’39, alle bandiere delle Società sarebbe successo ben di peggio: verranno requisite, qualora non fossero già state distrutte nelle incursioni alle sedi delle Società.
Era passato oltre un decennio da quando a Torino lo squadrismo fascista aveva iniziato il suo lavoro di sistematico smantellamento delle organizzazioni dei lavoratori, anche con l’attacco alle sedi torinesi dell’Alleanza Cooperativa e della Camera del Lavoro.
E l’anno successivo, nel ’22, pochi mesi prima della marcia su Roma, gli squadristi avevano creato in città un clima di terrore facendo oggetto di perquisizioni e attentati i circoli operai, le cooperative e le società di mutuo soccorso sospettate di tendenze eversive.
La Società di Barriera Vanchiglia non era stata toccata, erano lontani gli anni in cui una nota della Questura segnalava la presenza in Società «alcuni individui di riprovevole condotta politica con tendenze socialiste». In realtà da allora era considerata una Società da mettere sotto controllo e così avvenne, nonostante i soci avessero sovente proclamato l’apoliticità sull’attività di una Società che sin dall’apertura, nel 1887, viveva defilata in una zona ai margini della città e non aveva altro scopo che dare i sussidi per malattia e per invalidità al lavoro.
Nel 1927 la Società entrò nell’orbita fascista.
Dopo anni di imposizioni, con la fine del regime la Società poté finalmente riprendere la normale, e libera, attività. Rinnovò totalmente il Consiglio direttivo, scegliendo nomi non graditi dal regime, modificò lo Statuto imposto nel 1942 dall’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione, riprese l’antica denominazione sociale, senza più dover vedere scritto sulle loro carte quel Mutua Volontaria di assistenza e previdenza Barriera Vanchiglia che avevano dovuto accettare per evitare lo scioglimento della Società.
Bibliografia
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P. Filippi, Cinquant’anni segretario della mia Società, in Società Operaia di Mutuo Soccorso Barriera Vanchiglia, nel 71° anniversario di fondazione, Torino 1958
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M. Mancin, Un sodalizio di confine. Storia della Società Operaia di Mutuo Soccorso Barriera Vanchiglia (1887-1992), Torino, Regione Piemonte – Cooperativa di Consumo e Mutua Assistenza Borgo Po e Decoratori 1993